Introduzione al nodulo tiroideo
E’ noto che la tiroide abbia un comportamento funzionale diversificato a seconda delle condizioni fisiologiche e patologiche.
Infatti per esemplificare, varia da quando è in via di formazione nel feto, nell’infanzia, nella pubertà, in gravidanza ed in ultimo nella pre e post menopausa. A queste evenienze fisiologiche si aggiungono quelle che vengono dette le “noxae patogene“ e in specie di tipo iperfunzionale, in occasione di traumi fisici o psichici o nel corso di malattie infettive, o comunque in situazioni di stress.
In tali situazioni può insorgere un nodulo tiroideo che si presenterà come una lesione localizzata, circoscritta, nel contesto ghiandolare. Si potrà associare ad alterazioni funzionali oltre a quelle morfologiche. Un semplice esame ecografico dimostrerà la presenza di disomogeneità del parenchima, cioè del tessuto ghiandolare. Tale disomogeneità potrà interessare tutta la ghiandola o essere localizzata in uno o in entrambi i lobi tiroidei.
Queste aree, identificate o come accumuli di colloide o come aree pseudo nodulari, costituiscono un dato patognomonico, rispettivamente, di un distoiridismo da disturbi funzionali o di forme infiammatorie ( tiroiditi).
Quando invece tali aree (uniche o plurime) risultano ben definite nei loro bordi si parlerà appunto di nodulo tiroideo.
Unico o multiplo il nodulo deve essere individuato e quindi inserito in un inquadramento diagnostico tenuto conto delle:
- caratteristiche morfologiche
- caratteristiche semiologiche
- caratteristiche funzionali
- caratteristiche cellulari.
Va premesso che, in genere, si è in presenza di nodulo, in senso clinico-strumentale, quando questo supera il centimetro di diametro e di micro nodulo quando le dimensioni sono al di sotto del centimetro. Nelle patologie micro nodulari, a meno che non ve ne siano i presupposti ( ipervascolarizzati, in presenza di tiroidite, micro calcificazioni sospette) si consiglia soltanto il monitoraggio ecografico annuale per valutarne l’andamento. Negli altri casi l’iter diagnostico in via generale prevede la palpazione, lo studio morfologico fatto con ETG associato alla valutazione color-doppler (per verificare se la vascolarizzazione è anche intralesionale oppure solo periferica). Si procederà con l’ago aspirazione con ago – sottile (FNA), esame ritenuto fondamentale nell’iter diagnostico del nodulo, che permetterà di tipizzare le cellule contenute nel nodulo. Più di recente è stato introdotto soltanto in casi selezionati lo studio biomolecolare su ago-aspirato e lo studio genetico in caso di familiarità positiva per patologia tiroidea non benigna.
In alcuni casi potrebbe essere indicata una scintigrafia tiroidea per evidenziare la presenza o meno di un nodulo cosiddetto “caldo” (ipercaptazione della nodularità).
Altresì importante è definire la localizzazione anatomica del nodulo, poichè talvolta si può sviluppare in prossimità del bordo inferiore del lobo tiroideo con evoluzione verso il basso (noduli cervico-mediastinici o “plugin” che si apprezzano solo facendo deglutire il paziente a collo iperesteso).
Il nodulo può rimanere stabile nelle sue dimensioni oppure accrescersi progressivamente determinando disturbi meccanici per fenomeni compressivi locali a carico delle strutture adiacenti (con sintomatologia conseguente quale: difficoltà a deglutire, alterazioni della voce, difficoltà a respirare…).
Una volta inquadrata la patologia nodulare si procederà all’indicazione terapeutica.
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